Descrizione dettagliata del percorso:
a cura di Alexander Geronazzo
La partenza e' posta in Piazza Forcellini, dalla striscia tricolore dipinta a terra.
Il percorso dirige verso ovest in leggera salita per pochi metri, poi , seguendo Via Forcellini, la via principale continua per circa 200 metri fino a giungere al monumento ai caduti.
Al monumento devia sulla sinistra e segue la strada secondaria , sino al termine dell'asfalto.
Al termine del tratto asfaltato si prosegue per la carraia che aggirala verdeggiante campagna in una sorta di rettangolo, sino ad incontrare un "capitello" dedicato alla Madonna.
Sempre seguendo la medesima traccia inerbata si prosegue, attraversando la parte anteriore di una casa abitata e si giunge infine all'incrocio con la strada principale che conduce a Campo. Siamo al km 1.
Svolta a destra e si imbocca la discesa, tenendosi sulla destra della carreggiata. La strada prosegue dritta per 250/300 metri, poi compie una curva a destra e prosegue sino ad incontrare il Ponte Scandiuzzi che scavalca il torrente Calcino.
A fine guard rail , svolta a destra imboccando una strada sterrata , inserendosi nello spazio pedonale tra una sbarra gialla ed un grosso arbusto.
La stradina in penombra viene lasciata dopo meno di 50 metri, per scendere nel greto in semi secca ed attraversalo in diagonale, dirigendo lo sguardo a monte, sino a scorgere sull'altro argine l'imbocco di un sentiero che risale la china.
Si prosegue mantenendo il passo lungo il sentiero che compie alcune curve in un boschetto quieto.
Dopo circa 200 metri , lo stesso sentiero ne incrocia uno piu' ampio su terreno erboso, esposto alla luce e lo si intraprende deviando a sinistra.
Il tratto in questione inizia a costeggiare, ben distanziato, l'argine del torrente e in prossimita' di una apertura , con lo stesso che vi si avvicina quasi a picco, si e' al km 2 dopo aver goduto la piacevole ombra , della piccola foresta prealpina in cui e' incastonato il corridoio naturale.
Ora bisogna prestare attenzione alla via da seguire, poiche' la prossima deviazione, sulla sinistra, esce dal sentiero ed e' una traccia recente aperta per l'occasione, che e' posta a gomito rispetto alla direzione seguita sin'ora.
Trovata l'entrata incriminata, si calchera' la traccia che si immerge in una'area prativa tappezzata di piccoli arbusti, muschi e spungiformi cespugli, in un contrasto di colori marroni e verdi di varie tonalita'.
Sulla traccia percorsa, dopo poche decine di metri, si compie una curva a sinistra che in pratica devia su di un gradino naturale che abbassando il tracciato di circa un metro, si affaccia sul geosito, databile attorno ad un era antica di 40 milioni di anni.
Il sentiero, dominando il profondo incavo prosegue ancora tra la vegetazione rada ma piacevole allo sguardo, sino a reincontrare il sentiero principale, lasciato in precedenza con la deviazione a gomito e all'uscita dal giardino naturale teste' percorso, altra deviazione a gomito consente di riprendere detto sentieri principale che, dopo un tratto erboso si inerpica per trenta metri su una strada carraia che traguarda dal basso le mura del camposanto. La chiameremo "Hill Walking-Vertical One".
Si aggira il luogo silenzioso, sulla sua destracontinuando per la strada sterrata che incontra, sul finire, un filare d'alberi che crea sotto un folto e fiorente fogliame rosso scuro, un arco naturale di transito che immette sulla traccia asfaltata, che dirige in salita, verso nord.
Brevemente si incrocia la strada di percorrenza al paese e la si intraprende in discesa mantenendosi alla destra a ridosso dell'ampia muratura a sassi.
Dopo aver attraversato un ponte e costeggiato la rete metallica dello stadio, una linea tricolore sull'asfalto indica il km 3.
Si entra , pochi metri dopo, a destra, dalla cancellata dello stadio e si scende. a fianco del muro degli spogliatoi, un cancello aperto consentira' di entrare , calpestare e profanare il campo di calcio attraversandolo in diagonale verso la cancellata nord aperta, dalla quale si esce.
La via da seguire ci porta sul ponte d'epoca romana, al cui termine, si salta, sulla destra, su di un terrapieno, che si camminera', in gobba per alcuni metri sino ad incontrare un sentiero sulle pendici della collina ripida, che la attraversa in diagonale, dopo una curva a sinistra. E' l'antica via di collegamento tra i paesi di Uson e Campo.
Il sentiero dopo trenta metri in piano, seppur scavato con pendenza diagonale, incrocia un sentiero piu' incavato che risale la valle. Lo imbocchiamo girando a sinitra in salita. subito dopo lo stesso curva a destra e spiana leggermente aggirando un rovere di buon fusto. seguendolo si taglia il crinale con una salitina facile, al 10% che, al culmine, si affaccia ed abbandona ad una spianata erbosa che percorriamo costeggiando una recinzione con fil di ferro.
Circa 100 metri a seguire, una piu' moderna palizzata ferrosa con catena crea un corridoio, in fondo al quale svoltiamo a destra incuneandoci tra la stessa ed un casolare. Ci ritroviamo su una via asfaltata che, all'uscita dello sterrato , imbocchiamo in direzione retta, verso la borgata antistante.
Poco dopo una fontana lascia sgorgare un continuo fluire d'acqua. Noi svoltiamo a destra, attraverso un porticato , anticipato e chiuso da una serpentina di tubolari ferrosi.Ne usciamo e seguiamo, diretti la via in leggera discesa, e' via Don Nilo Mondin. In breve torniamo sulla dirittura di partenza, riattraversandola in senso opposto. I passeggiatori della 4km sono giunti al termine, gli altri proseguono e svoltano a sinistra in fondo alla via, imboccando la direttrice che si inserisce tra un garage ed una illetta cantoniera, con terrazzo, di color vinaccia.
Seguiamo questo tratto tra le case, frammentato da scorci con recinzioni adornate d'edera fiorita che danno su pertinenze prative e giardini.
In breve (300 metri) siamo di nuovo alla fontana di prima, in pratica lambendo il percorso in senso opposto, ma non incrociandolo. Prendiamo la strada che sale leggermente, non la strada dritta principale che condurrebbe nella valle di Schievenin.
La nostra via e' via Tessaro che percorriamo mantenendo la destra, seguendo le frecce di colore rosso dipinte sulla sede stradale. Una strettoia ad esse tra una casa ed una recinzione di rete metallica vissuta ed intrisa di ruggine ci invita a continuar la risalita su tenue pendenza.
Piu' avanti, senza mai deviare costeggiamo un secondo capitello, il "capitel de Copaltro" e proseguiamo su un asfalto che non da' fastidio, giacche' attorno una serie di villette con giardino ci fa godere il salotto buono di Campo, nella sua parte piu' estrema e tranquilla.
Il termine della strada asfaltata corrisponde al primo ristoro, posto al km5. Di li' inizia un nuovo tratto sterrato che prende il via con una carrareccia. La si percorre senza deviazioni. seguendo una prima curva a sinistra ed una seconda a destra , la quale aprira' lo sguardo alla selvatica Valcalcino, vista a mezza altezza. Qui' c'e' da fare attenzione, dopo cinquanta metri, una stradina scende a sinistra, verso valle in discreta pendenza e cela sullo sfondo un casolare, dopo il quale , un tornante a sinistra costrine il camminatore a ridiscendere la maggiore pendenza che la strada segue. Un tratto aspro di discesa, sul quale la tecnica non potra' esser sopraffina con lieve invito a correre che dovra' esser frenato nel suo esser istintivo.
Si segue la via discendente ed in breve, dopo qualche metro di stradina pianeggiante si giunge in prossimita' di un nuovo guado , che attraverseremo e subito dopo, trovando una nuova carraia , svolteremo a destra. Questa nuova via di cammino e' inizialmente inserita nella penombra del boschetto valligiano e sale in leggero pendere deviando leggermente, poi pero' si apre e fa godere dell'antro di valle che percorre costeggiando un prato irregolare e cosparso di un erba grezza, limitato da una recinzione chiaramente datata e povera. La fine del lungo tratto dritto e' immersa in un chiaroscuro di luci e vegetazione e la variante che da destra immette in una ampia curva invece a sinistra e' il luogo di segno del km 6.
Seguendo la strada si costeggia una rupe disboscata sulla quale campeggiano solitari, pochi arbusti superstiti, forse lasciati a contenere eventuali moti franosi da boscaioli , certamente pretenziosi.
Si e' preso al guado piu' ampio sul percorso ed e' sempre il torrente Calcino ad essere protagonista. Terreno ovviamente umido ed un greto sassoso con radi massi che sembrano li' apposta per assecondare l'uomo impegnato a saltar le acque.
Sull'altra sponda, poco oltre il greto, su una stradina erbosa , si scorge sulla destra un lineo cancello composta da due pali in legno adagiati a mezz'aria su supporti ormai in via di marcire.
Vi si passa nello stretto antro lasciato per i pedoni, viandanti di valle e si imbocca un sentiero prativo che e' sul lato sinistro del prato e rimane a poca distanza dai cespugli che dividono la scarpata d'argine del fiume. Il sentiero che ora si percorre e' piuttosto grezzo, meno regolare rispetto agli iniziali viottoli del geosito, ma affascinante poiche' inserito in un contesto piu' rude.Esso prosegue per duecento metri , prima di allargarsi e divenire bene apero e largo, sul finale, sino ad incontrare un capanno da caccia , in lamiera. L'angolo del capanno presenta l'invito a dirigersi a sinistra imboccando una comoda strada consorziale che quasi immediata ritorna a guadare il Calcino e non sara' l'ultima volta.
La via curva repentinamente a destra e dopo pochi passi ancora a sinistra, iniziando l'ascesa piu' lunga ed impegnativa, quantunque non oltre i duecento metri di lunghezza su 50 di dislivello positivo; la chiameremo "Hill Walking-Vertical Two".
La vetta significhera' riguadagnare la via asfaltata che intrapresa andando dritti dopo aver scavalcato la sbarra verde aperta, superera' un lieve dosso e iniziera' a scendere. Siamo, poco oltre la gobba superata, al km 7.
La discesa su comodo asfalto ancora invita al passo in sospensione che, di conseguenza andra' frenato, magari concentrando lo sguardo sulla veduta di cui si gode, in una sorte di terrazzamento nautrale che domina la valle e lascia ampiamente vedere il torrente, sul quale, di laggiu' , qualcuno sara' intento ad attraversare il guado piu' ampio.
La comoda distesa asfaltata va seguita senza deviazioni , peraltro in un ambiente godibile, dove tratti rocciosi a picco su di essa s'alternano a rive dal pendere dolce e ben tenute, e , sulla sinistra un maso restaurato, meta estiva di villeggianti lagunari. Il secondo ristoro arriva presto, nei pressi di uno spiazzo incastonato tra un podere coltivato che , recintato, e' ben inserito a fianco d'una distesa erbosa ed ha , di fronte, un bosco di recente trapianto che copre i resti di una antica cava di pietra rossa da costruzione. Segni di vita contadina , ma anche artigiana e mineraria che sul cammino troveremo poco oltre, incontrando l'abitato di Balzan, borghetto di secolare esistenza, dominato da una grande casa colonica , simbolo della presenza antica della figura del mezzadro. Quando la strada ricomincia la sua discesa si e' al km 8 e il tratto e' caratterizzato da una azienda che si occupa di meccanica agricola, al cui esterno , ancora in ambiente ben curato e verdeggiante, fan bella mostra molti macchinari per uso agricolo.
Nei pressi di un crocevia, si nota un capitello ligneo sul prato alla destra della strada ma e' di fronte ad esso, quindi svoltando a sinistra che ci immettiamo, entrando in una proprieta' privata, calpestandone la strada di passaggio che e' un regolare biliardo di sabbia battuta. In fondo al viale di questa pertinenza, quando siamo nel bel mezzo della campagna, svoltiamo a destra sulla strada interpoderale che incrocia l'uscio e dirigiamo membra e sguardo verso un ulteriore ma piu' ampio borgo, che gia' di lontano appare di non recente manifattura e stile costruttivo. Siamo ormai ad Uson e quando sbuchiamo dalla stradina tra le case, giriamo a sinistra, lasciandoci a destra una piazzetta con fontana ed inserendoci in un altro vicolo stretto , che seguiremo sino ad incontrare un capitello murato, di fronte al quale si nota l'imbocco di una gradinata che noi non prenderemo, scegliendo invece di debiare a sinistra sotto un'arcata naturale creata da piante di nocciolo che cingono una carraia adombrata. Si segue questa via che preso scende e curva leggermente sino a trovare il piano che, appena raggiunto lasceremo, deviando a destra su un bel sentiero botanico che lascia quindi la strada appena al suo fianco destro. Questo viottolo che pare essere uscito da una poesia romantica, conduce di nuovo al torrente in secca perenne, in quel tratto. Guaderemo il Calcino per l'ultima volta, imboccando un sentiero che entra in salita , nel boschetto all'altro capo dell'argine. Un tratto ad esse in salita per circa 50 metri ci conduce al prato che seguiremo dritti all'uscita, sino a risalire per una strada sterrata , ancora definibile come "Hill Walking Vertical", quando siamo al km 9. Seguendo la strada che poi spiana al raggiungimento del colle, ci troveremo ad uscire di fronte al gia visto "capitel de Copaltro".
Svoltiamo a destra, in discesa , lungo la strada asfaltata mantenendoci sulla nostra destra, seguendo le frecce orizzontali di colore azzurro/blu. In pratica ripercorriamo a ritroso il tratto tra km 4.5 e 4.750.
Camminiamo su asfalto sino alla esse tra la casa d'angolo e la recinzione arrugginita, fino a trovar la prima via laterale , a gomito sulla sinistra che imbocchiamo , finendo subito l'asfalto e scendendo su strada inerbata lungo un muraglione alto , a sassi. Ci si trova su una strada comunale ed uno spiazzo adibito na parcheggio ed area ecologica, sul cui vertice, girando a destra, si vede un sentiero imboccare il prato breve che precede la valle. La ridiscendiamo facendo attenzione , giacche' il tratto presenta spesso insidie, poiche' il sottosuolo e' viscito e cosparso di sassi , alcuni semoventi. Lo seguiamo e purtroppo avremmo modo di notare anche tracce di incivilta' perennemente rimosse e ripresentate. Le indicazioni portano a scavalcare un muretto di una trentina di centimetri che ci consente di cambiar lato della solcata Val del Cagnan. Ora il terreno e' piu' ampio in larghezza e scendendo la lieve pendenza , l'ambiente diventa bello, in semioscurita'. Si transita a fianco di un privato ceppo in legno, adatto alla sega del legname, peraltro presente sotto un telone ampio , accatastato con meticoloso ordine. Si cammina su un tappeto d'erba, foglie e segatura.
Questo e' il tratto, in cui nicchie di studi storici fanno passare una traccia secondaria di Claudia Augusta Altinate. Siamo ad un bivio in fondo alla via erbosa, deviamo a sinistra ancora in discesa, su di un sentiero ampio ma piu' grezzo. Si inizia a sentire il rumore delle acque del torrente Tegorzo che e' poresto raggiunto a fine di una discesa progressivamente dissestata. siamo al km 10 e la via, ora pianeggiante , devia sulla destra e segue un percorso che affianca il torrente da sopra un argine con scogliera. Al di la' del torrente lo sguardo puo' ammirare il teatro a cielo aperto che la silente chiesetta di San Valentino custodisce, centrale rispetto ad un'area di pace, contornata di bracieri in pietra, rivoli sgorganti acque limpide e staccionate regolari, che dal nostro privilegiato punto di vista in parte dobbiamo solo immaginare poiche' sfocate da una veduta in lontananza.
Il percorso lungo il Tegorzo, che ne segue la corrente, e' vario , rimescolando tra di essi , tratti di steppa locale tra i quali e' ricavata una novella via apposita e il greto sassoso che, appena raggiunto viene costeggiato per duecento metri , quasi a contatto con l'acqua, in una sorta di naturale musicoterapia ambientale. La fine del tratto fluviale e' ben visibile all'occhiô attento che notera' inserirsi nel nuovo verde una via ripulita ed ampia che segue un lieve tratto di piccola pendenza deviante verso destra in allontanamento dal Tegorzo. Dopo una ventina di metri, tra alberi di faccio, il nostro cammino si inerpica risalendo un crinale erboso, a destra , curvante a gomito.E' rapido il nuovo cambio di direzione , trovato il prato sovrastante, che ancora curvando a sinistra si calpesta solo al suo vertice , seguendono il cordolo che, a semicerchio conduce rapido ad un avvallamento del terreno che andra' risalito , trovando peraltro sott9o i piedi una traccia cementata , utile ai mezzi agricoli in caso di terreno bagnato, come aiuto nella trazione verso monte dei carichi d'erba e fieno. Sull'ulteriore terrapieno due case alla nostra destra sono preludio alla strada comunale gia' percorsa dopo il primo chilometro. Stavolta la raggiungiamo e girando a destra la ripercorriamo in salita. Siamo al km 11 e mancano 300 metri all'arrivo. Le menti ancora fresche e gli sguardi dei passeggiatori piu' romantici non potranno mancare di rimanere ammaliati da queele montagne che, risalendo, si vedono ergersi sullo sfondo. Il monte Cornella e Rocca Cisa non distanti e il promontorio che domina la Valle del Tegorzo che si estende severo verso nordo in un continuo sagomare lo sfondo di pendici non rocciose ma di un verde scuro e selvatico, che da' il senso di essere per tanti tratti inesplorato. Si e' ormai in cima, la cuspide del campanile di Campo ed il vociare, progressivamente vi accolgono. Bentornati...
Siate i benvenuti.
Nessun commento:
Posta un commento