Road Book Camponordic 2013
Campo, il col di Tessere , i Pecolet e la
val del Calcino...Un giro romanzesco...
Fotografia di Settimo Rizzotto (un ringraziamento all'autore per la concessione) |
La
partenza viene data dalla piazza di
Campo , paesino nella conca del comune di Alano di Piave, noto per il museo
della Grande Guerra e dell'Emigrazione, con la particolarita' di recare , nei
sotterranei una minuziosa ricostruzione d'una galleria di miniera, com'erano a
meta' novecento.
Dopo
150m si svolta a sinistra, nei pressi di un grande monumento, adornato di una
bassa aiuola sempreverde, eretto a memoria dei periti in tempo di guerra. Un
breve tratto asfaltato che dirige a sud, supera le ultime eleganti abitazioni e
si immette in una tipica carrareccia di campagna, al cui vertice basso, recinti
d'animali animano una piena ampia e quieta, interrotta da curve a gomito che
disegnano un quadrato sino a raggiungere un sacello a Maria, la vergine dei
cristiani.
Si
segue la via inerbata, oltrepassando una vegetazione di piante selvatiche e
grandi acacie dalla vasta bianca fioritura.
Ci
si affaccia, a fine campagna, alla valle del Tegorzo, occultata sullo sfondo da
cime alberate d'un boschetto valligiano che protegge ed adombra il fiume.
L'uscita
dalla campagna immette con curva secca, a 45° sulla discesa asfaltata che ,
calando verso fondo valle supera l'incrocio detto "del Fol", sino a
raggiungere Ponte Scandiuzzi che, superato, fa deviare il passo a destra, per
una strada sterrata boschiva, che affianca il torrente Calcino.
Si
e' in breve a guadare il fiumiciattolo, saltando di sasso in sasso sul bianco
greto alluvionale, candeggiato dalla forza delle acque nell'autunno passato.
Pochi
passi a risalir la rupe sull'altro argine e presto si cammina in uno tratto dai
cambi di direzione nervosi, in un sottobosco brullo.
La
radura aperta arriva ben presto e si e' su di un sentiero che dapprima lambisce
e poi si affaccia su un sito geologico di valenza mondiale, con caratteristiche
del sottosuolo, antiche di 40 milioni di anni e una valle stretta sulle cui
pareti, il terreno assume una colorazione
grigio fumo.
La
prima ascesa impegnativa arriva nei pressi del camposanto ed e' lunga una
cinquantina di metri al 15% di pendenza.
Un
tratto asfaltato , adombrato da alberi adorni di fogliame color vinaccia ,
anticipa l'uscita sulla strada comunale ed una breve discesa che in prossimita'
del ponte e' bruscamente interrotta dalla risalita su sentiero tortuoso, a
gomito , rispetto alla direzione lasciata. Una ventina di metri in tutto, in un
sottobosco fresco che "gigioneggia"curveggiando sull'antica strada
Colmirano-Campo, sino a camminare in groppa allo scollinante ponte medievale.
Lo
stadio attraversato, riporta alla comunale di asburgica tracciatura che sale
per duecento metri prima di deviare, a destra , mirando all'arco di porticato
che immettera' nella piazzetta pedonale di Colmirano.
Al
centro dell'acciotolato circolare, la fontana coi putti, un dei quali menomato,
invita a proseguir diritti, ma sulla sinistra e' ben visibile il porticato antico
della servitu' dei conti Loschi, che reca data 1700.
Un
tratto asfaltato all'apparenza monotono, si affaccia sulla val del Fornisel e
traguarda i colli alanesi e del primo Grappa, con il Piz che domina. Dio non
voglia che sia coperto il Piz o piovera'.
Al
secondo incrocio si svolta a sinistra , alla madonnina in legno e al crocevia
immediatamente dopo breve discesa, si imbocca la via asfaltata e stretta piu' a
destra, che sale il Col di Tessere, zigzagante e spavaldo per due tornanti,
sino al terzo che invece invitera' a risalire il prato.
Alberi
d'alto fusto circondano una pozza per la raccolta piovana che , lasciata a
sinistra, sara' linea di demarcamento tra falso piano e nuova ascesa, lungo i
prati dei possedimenti Collavo.
Un
prato verde, rigoglioso e vivace e' tracciato con una via tra l'erba, larga
quanto basti a camminare da soli comodamente.
Una
stradina tra le pieghe del colle, passa sotto alberi di noce e carpino giovane
e rapidamente conquista il castagneto immenso, che la via stretta , tra le
erbe, tagliera' a meta'.
Si
esce sulla cima dei terreni Collavo e svoltando a destra si cammina su strada
erbosa che e' una terrazza sulla valle sottostante ed un palco aperto ai monti
prealpini del trevigiano.
Una
miriade di fiori selvatici forma due ali parallele che accompagnano
poeticamente alla "casetta rossa delle storie"...
Il
ristoro anticipa la salita, a sinistra, su strada cementata, verso il Col dei
Pecolet.
Quei
panorami, o il quadro naturale appena ammirato, pareva essere la fine anche
della salita...ed invece no.
La
rampa ai Pecolet e' lunga, o corta a seconda dell'interpretazione, circa
duecento metri pendenti. Non e' da sottovalutare l'aspetto ristoro che non era
posto ai suoi piedi, a caso.
Cinque
minuti verso la montagna e poi una svolta a destra. Vuoi la fatica, vuoi
l'aprirsi di una nuova meraviglia visiva, parra' d'essere in Paradiso.
Un
viale carrabile , con traccia di cemento ai lati ruota ed erbetta nel mezzo,
scende dal colle attraverso un fondo coltivato e tipiche casette di montagna,
immersi in una quiete rara , fatta del canto degli uccellini e del profumo dei
fiori odorosi e d'ortaggi di fresco crescere.
Una
casa colonica a sassi immette in un vigneto, al cui vertice alto vi e' un
piccolo laghetto, circoscritto con pietre di tufo, con a pelo d'acqua fiorite
ninfee.
Si
passa tra due filari di vite e si devia presto a sinistra, in diagonale sul
prato in discesa e sul fianco d'ûn grosso noce ci si immerge per una strada
boschiva, dal fondo volutamente lasciato allo stato naturale, per far da
rallentatore ad un passo che rischierebbe di divenir corsa o di trasformarsi in
trappola per scivolatori a dorso di fanghiglia...
Qualche
minuto e si e' all'asfalto , alla vecchia cava rossa di Balzan. Si prende a
destra e si segue la comunale stretta, infilandosi presto nella borgata
campagnola, da dove la strada si allarga e scende progressiva, dopo qualche
centinaio di metri pianeggianti e comodi.
Si
e' presto a vista della madonnina in legno , gia' vista prima dell'ascesa al
col di Tessere. Qui' il percorso sfiora se stesso, tra andata e ritorno, ma non
si incrocia, giacche' si entra a sinistra sul cortile privato di case Carelle
che, attraversato, rigetta a destra il cammino, lungo la campagna di Uson,
paesello presto incontrato al bivio che si prende a sinistra.
Cento
metri tra le case e poi si svolta ancora a sinistra , alla fine dell'asfalto,
inserendosi in un tunnel naturale di piante di nocciolo, edere e felci,
accompagnati da una brezza piu' fresca che esce dalla valle in cui si va ad
avventurarsi.
Una
discesa breve, ricurva, corparsa di sassi, in fondo alla quale deviare
dolcemente dalla via maestra ad un antro erboso, ripulito, sulla destra.
Altro
arco, fatto d'arbusti artisti e fantasiosi, tra giochi d'ombra e luce di sol
riflesso tra le foglie, prima di giungere al guado, se Dio vorra' in secca o se
a Giove Pluvio utile qual grondaia in valle, da attraversar sul dorso di massi
preparati con manuale cura e potenza di braccia, a passerella nel greto, da
tracciatori autoctoni del posto.
L'altra
sponda e' in entrata in un boschetto, ove un sentiero inbocca la salita ad esse
sulla sinistra e poi a destra, fino a riemergere in un immenso prato, che rapido conduce ad una stradina che
salira' pochi metri ed alla prossimita' d'un albero cespuglioso lascera' di
nuovo spazio alla via inerbata, a gomito sulla sinistra.
Qualche
decina di metri in piano fino ad attraversare un agglomerato arbusteo, seguendo
il sentiero sfalciato di fresco, in un contesto naturale tipicamente
valligiano,
tra
erbe alte , cespugli morbidi o spinosi, lambiti dalla via, che presto aggira un
ceppo di rovi e scende a sinistra entrando nel boschetto che fa da cinfine
controcorrente, sul lato est della valle torrentizia.
Un
sentiero nervoso, divertente e fresco, avvicina progressivamente un rumore,
anzi il suono d'una cascata d'acqua. siamo al Boion, laddove il Calcino fa un
salto che l'alluvione ha ridotto a piccolo balzo, dai quattro metri ,
all'altezza d'uomo attuale.
seguendo
il bordo del torrente , lungo una strada che traguarda il devasto novembrino,
ci si arrampica letteralmente ad una ultima, breve, quanto intensa salita che
s'addolcisce all'unico tornante , dov'e' eretta una casupola vecchia ma
fascinosa...e poi su, ad incontrar la strada che scende da San Daniele, da
percorrer verso sud , lungo la miniera di pietra dolomia, dismessa a meta' 900.
Ancora strada sterrata, ombra, fresco e poi l'asfalto piu' a monte di tutta
Campo. Si va avanti...ma dove? Da qui' in poi, per voi lettori in cammino, o
sara' presenza o restera' curiosita', o ancora fantasia...
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